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giovedì 5 maggio 2022

#politica #UcrainaGuerra-- Attori e comparse di una vera tragedia.

Da oltre un mese si alternano su tv, internet e giornali vari attori che ci raccontano tante “balle” su una guerra sanguinosa che ci coinvolge economicamente ricadendo con i suoi costi sulla  parte più grande della popolazione italiana ed europea.

Fra i più grandi attori troviamo Putin, alcuni giornalisti(?) russi, il famigerato Alan Cia Friedman, una certa Natalie Tocci, artista molto limitata che non è capace di rispondere alle battute fuori copione , e un vero artista della tv che è Zelensky, un attore di professione eletto a Presidente dell’Ucraina.

Dobbiamo dire che Zelensky non ha il primo posto, anche se sa essere tragico e convincente come Chaplin nel: Il grande dittatore. Il primo posto spetta a Putin, un attore cupo e minaccioso che andrebbe bene nel Macbet, insieme al comandante e alla consorte della milizia d’Azov 

Poi abbiamo una ampia serie di “attori per caso” che debbono difendere l’insostenibile parte di difensori della “ democrazia di importazione” al seguito USA e Nato.

Abbiamo fuori spettacolo, fra gli spettatori, i cosidetti “liberali” che dal’alto delle loro testate o da posizioni immeritate di esperti e consulenti, vengono intervistati per sostenere i portatori di “democrazia di importazione” e un poco come nel 1925-1927 cercano di non perdere la loro privilegiata posizione sociale o di salire di qualche gradino.

Vi sono poi quelli che fra qualche anno verranno considerati giustamente i “difensori della democrazia in Europa”, ma che attualmente sono considerati come sanguinari giacobini solo perché con la loro cultura e analisi oggettiva, denunciano gli orrori della guerra, chiedono che si ritorni al tavolo delle trattative con la concretezza della realtà di ieri e di oggi, sapendo che proseguire una guerra che si fa sempre più guerra totale con le distruzioni e le vittime, è peggio che perdere un territorio magari solo per qualche anno, il tempo di stabilire un referendum e la ricostruzione.

Ricordiamoci che non sono state le  guerre del Risorgimento a far crescere lo stato italiano, ma i tavoli di trattative, con i loro interessi globali dell’epoca.